Dal diario di Adriana
Giorno 7
Percorro una strada un pochino dissestata per immettermi sul raccordo anulare la mattina. Per non distruggere la macchina – le buche ci hanno perseguitato per anni – cerco di rallentare e così l’ho visto nel grigio della prima luce del giorno. Un gattino spaurito, forse di 5-6 mesi – che correva di lato, affiancando la mia auto, quasi al galoppo con uno sforzo immane per la sua giovane età. Poi si è infilato in un angolo ed è scomparso dalla mia vista. Era bianco e nero, come il gatto che per 18 anni ha fatto parte della nostra famiglia. Non un gatto da appartamento quanto piuttosto un micio da giardino, attivo nella caccia alle lucertole e agli insetti. Una volta portò in omaggio davanti al cancelletto della cucina un uccello dissanguato. Ebbi pena del volatile ma, in un certo senso, il gatto aveva fatto il suo mestiere cercando di continuare a stare al mondo con i suoi istinti e le sue caratteristiche.
Un gatto normale, giocherellone, egoista
Non ho mai avuto una grande confidenza con gli animali. Da bambina si racconta che mia madre avesse acquistato un pastore tedesco e che sia stato con la nostra famiglia per qualche tempo. Poi è cresciuto e per circostanze complicate i miei genitori furono costretti ad affidarlo ad altri. Non ho memoria del distacco. Il gatto entrato 18 anni fa nelle nostre vite aveva la coda leggermente ritorta e il muso dolce. Un gatto normale, giocherellone, egoista come lo sanno essere certi animali e comunque non indifferente a quello che gli succedeva attorno. Aveva superato diversi virus e qualche attacco di un gatto piuttosto malvagio che si aggirava nel vicinato ma alla fine ha ceduto. È morto prima di Natale e ancora dobbiamo abituarci.
Un pensiero dedicato ai nostri animali da compagnia
Può sembrare assurdo dedicare un pensiero a un gatto in questo periodo così difficile. Ma non posso fare a meno di provare tenerezza per tutte quelle persone sole, spesso anziane, che sul viale vicino casa mia incontravo mentre portavano a spasso i loro animali da compagnia. C’era una signora di età avanzata che girava con un barboncino buffo e troppo lesto negli spostamenti. Lo rimproverava, talvolta, e in ogni caso mi sembrava che strada facendo dialogasse con lui che, evidentemente, non poteva rispondere.
Me la immagino così, sola soletta, ma almeno con il suo barboncino.