Dal diario di Adriana
Giorno 15
Ho percorso 25 chilometri sul raccordo anulare per andare al lavoro ed ero davvero sola nella mia corsia. Tra la nebbia, più fitta vicino al fiume, ho intravisto un’altra macchina ma ormai la tristezza mi aveva preso il cuore e così quando sono arrivata ho sorriso al primo vigilante al cancello con entusiasmo eccessivo. Con la mascherina, indossata da entrambi, lui non se ne è nemmeno accorto e così , sempre con troppo entusiasmo, ho gridato “Buona pasquetta”.
Pasquetta dell’anno scorso
Per il mio lavoro ho spesso trascorso Natale, Pasqua e qualche volta Ferragosto in redazione e così mentre gli altri facevano festa io me ne stavo a preparare i telegiornali. Ma questa mattina è stato diverso e paradossalmente più triste, perché non ho potuto immaginare nemmeno la mia famiglia in festa. A quel punto mi sono concentrata con tutta la mia determinazione su un’immagine felice e ci sono finita dentro come in una realtà parallela.
Ed eccomi. Pasquetta dell’anno scorso. Con la mia famiglia in macchina scendiamo da Roma alla Sicilia fino alla provincia di Catania per andare a trovare i miei parenti. Quella strada, interminabile, è un viaggio nella memoria perché fin da bambina con i miei genitori la percorrevamo almeno due volte l’anno. Ho visto pezzo per pezzo nell’arco di decenni crescere l’autostrada più attesa d’Italia e sono diventata grande con il sogno di vederla finita. Gallerie e tratti di asfalto con cartelli stradali abbandonati, lavori bloccati dalle inchieste della magistratura, e all’improvviso fuori da un viadotto malandato come in un puzzle scomposto, pezzi lucidi di strada da percorrere con stupore.
E poi la traversata
La lunga striscia, sempre più magra, fino a Villa San Giovanni, in Calabria e sulla punta lo Stretto di Messina. E poi la a traversata a bordo del traghetto che odora di arancino mentre i camionisti si sgranchiscono le gambe e fumano sigarette. Di là c’è la Sicilia, mi sembra di toccarla se allungo un braccio, e ogni volta mentre guardo il mare mi prende il desiderio di arrivare prima possibile. Quella frenesia è un’onda inarrestabile. Perché dopo la traversata ci sono gli abbracci. Quest’anno sono solo virtuali ma sempre più forti. Così ho immaginato la mia Pasquetta.