La maledizione nel cuore

La maledizione nel cuore di Giorgio Rizzo

Una sceneggiatura dura e poetica che racconta una storia terribile di schiavitù e un viaggio versola speranza. Un testo sonoro e visivo basato sulle storie vere di chi quel viaggio lo ha compiuto.

Recensione: prof. Alessandra Calanchi, Anna Mazzeo

Questa è una sceneggiatura.

E leggere una sceneggiatura è entrare nelle immagini, vedere il film con gli occhi della propria mente.

Questa è una storia sulla tratta delle schiave africane, frutto di mesi di interviste con diverse donne che hanno vissuto la stessa esperienza della protagonista, è un racconto che parla di violenza, speranza tradita, finte promesse e superstizione.

Il viaggio di Ife è un viaggio verso un sogno di libertà e, se la nostra protagonista fosse stata un ragazzo, allora questa avrebbe potuto essere la sceneggiatura di Io, capitano il film di Matteo Garrone che parla della stessa tragica realtà.

Il percorso di Ife inizia con la fame e la povertà che spingono la madre della ragazza a farle fare un patto con Eshu, il dio della magia nera africana. L’ignoranza e la superstizione tengono in ostaggio molti di coloro che decidono di tentare la sorte verso l’Europa ma il debito che contraggono non si può che pagare con la dannazione dell’anima.

Alcune di queste ragazze partono per il sogno di una vita migliore, alcune con la promessa di un lavoro onesto, altre ancora con la consapevolezza di ciò che andranno a fare, «tanto qui o in Europa che differenza fa?»

E così diventano schiave.

Un’opera potente e toccante che racconta la brutale realtà della tratta delle schiave attraverso gli occhi e il coraggio di una giovane donna senegalese svelando la sconvolgente verità di molte vite invisibili.

Questa è una storia di sopravvivenza, di forza interiore e resilienza; è un richiamo alla compassione, all’empatia e alla solidarietà; è una voce che si alza contro l’ingiustizia, è una luce di speranza in un mondo troppo spesso indifferente.

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La maledizione nel cuore:

  1. EST. SOGGETTIVA – GIORNO –
    VICOLI BARACCOPOLI BENIN CITY

Un vecchio copertone domina la strada sterrata che conduce verso una baraccopoli di Benin City.

I tetti delle baracche sembrano cesellati dalle onduline di alluminio arrugginite, mentre i muri si accavallano e si incastrano disordinatamente fra colori densi.

(musica percussioni)

Il vecchio copertone viene spinto dalla piccola mano di un bambino e comincia la sua marcia verso i vicoli.

Nella Ring Road le macchine una a fianco all’altra sono ferme mentre i clacson intonano musiche disordinate.

La ruota continua a essere spinta fra i panni variopinti stesi al sole.

Nel frattempo, dentro la stanza di una casa con le finestre socchiuse, una donna squarcia il silenzio con l’ultimo urlo che precede la nascita del figlio.

La corsa giocosa del copertone continua fra i brulicanti vicoli saturi di spazzatura, raccogliendo un piccolo branco di bambini che si unisce festoso alla corsa.

Alcune donne anziane sedute in cerchio su casse colorate, parlano e ridono a gran voce, mostrando i pochi denti rimasti sul volto della saggezza.

Lo pneumatico impolverato sfreccia verso uno spiazzo dove due bambine sono intente a giocare, una di loro è seduta su una cassetta di plastica rossa, l’altra con un vestitino giallo ocra le acconcia i capelli.

IFE (BAMBINA)

(con voce che imita un’adulta)

Signora Abioye come le desiderate le treccine?

BAMBINA

Guardi donna Ife, stasera ho il ballo al castello, le vorrei lunghe e poi con…

La ruota non ferma la sua corsa e sbatte sulla cassetta, facendo cadere in terra la bambina che finisce a gambe all’aria fra la polvere.

(stop musica)

Il gruppetto si ferma un breve istante in attesa di valutare i danni, subito dopo scoppiano in una risata fragorosa che infastidisce Ife. L’amica si mette a piangere.

IFE (BAMBINA)

(irritata)

Siete un branco di scimmie senza albero!

BAMBINO 1

Oh… signora mi scusi le abbiamo distrutto la poltrona del suo negozio.

Il drappello a torso nudo, sporco di terra rossa e sudore prende in giro Ife con movenze femminili.

BAMBINO 1

Scusi cara mi potrebbe fare un’acconciatura a pannocchia?

BAMBINO 2

Io preferirei a buccia di banana.

BAMBINO 3

Signora lo sa che i suoi capelli sono un po’ rovinati? Dovremmo mettere dell’olio di cacca secondo me.

IFE (BAMBINA)

Solo la scimmia che non vede il proprio sedere prende in giro le altre scimmie.

BAMBINO 1

Tzé! (suono onomatopeico tipico africano yoruba) ha parlato la regina delle scimmie dai capelli a cespuglio.

Ife senza scomporsi, tira su il copertone e lo poggia sul muro, invitando la sua amica a specchiarcisi.

IFE (BAMBINA)

(dolcemente)

Guardi signora, la sua acconciatura è perfetta e il suo vestito è bellissimo, sembra una regina, stasera lascerà tutti a bocca aperta e il principe si innamorerà di lei.

La bambina si asciuga le lacrime e complice di Ife guarda i suoi capelli e il suo vestito con soddisfazione.

BAMBINA

Sì! Mi pare perfetto, è la più bella acconciatura che abbia mai visto, e questo vestito è davvero bellissimo, grazie Donna Ife.

  • EST. GIORNO – PORTA DELLA BARACCA DI IFE

La porta si apre e una giovane donna con un sacchetto in mano fa qualche passo e volge lo sguardo verso il cortile.

LOLADE

Ife! Dobbiamo andare al mercato.

IFE (BAMBINA)

Arrivo mamma… (alla sua amica) Andiamo cara? (ai bambini) Spostatevi scimmie, andate a cercare le banane.

Ife saluta la sua amica e caminando come una regina a testa alta raggiunge la madre che nel frattempo si è incamminata per uscire dalla baraccopoli.

  • EST. giorno – STRADA CENTRO BENIN CITY

Il tintinnio delle monete dentro il sacchetto che Lolade tiene fra le dita, segna il passo della camminata sulla strada straripante di macchine.

Il suono di clacson si confonde con il rombo di moto che svicolano fra le lamiere bollenti di macchine rumorose.

I bordi della strada sono colmi di gente variopinta che cammina in ogni direzione: sembra una processione confusa.

All’orizzonte la massa informe di lamiere intrecciate con stoffe sgargianti si stacca del cielo turchese sfregiato da nuvole bianche.

Ife con le treccine che puntano in ogni direzione tiene la mano della madre guardando il cielo che le illumina il viso. Scruta curiosa le nuvole canticchiando una nenia.

IFE (BAMBINA)

Tu devi essere una scimmiadrilla.

Il capo rasato di Lolade è coperto da una stoffa blu e azzurra, il volto di Lolade è giovane ma negli occhi ha una velata malinconia.

Una stoffa incrociata sui seni blocca il vestito che scende morbido sul giovane corpo dall’andatura fiera.

IFE (BAMBINA)

(V.O.)

Tu invece sei una Zebraronte.

LOLADE

(V.O.)

Di cosa stai parlando stavolta?

I piedini di Ife saltellano accanto a quelli della madre che indossa una cavigliera di bronzo. L’andatura giocosa di Ife si contrappone a quella decisa della madre.

IFE (BAMBINA)

Le nuvole animali, non li vedi? Guarda lì, ecco laggiù c’è un Ippopardo.

LOLADE

Pensa a camminare e non guardare in aria altrimenti la tua testa vola via.

IFE (BAMBINA)

E dai, guarda anche tu e dimmi che animale vedi.

LOLADE

(sorride)

Vedo una bambina che cadrà a terra perché non guarda dove mette i piedi.

Il passaggio fra le persone diventa sempre più stretto, l’ingresso al mercato rende difficile il cammino. Frastuono di martelli su pezzi di ferro assordano l’ambiente.

Alcuni uomini martellano vecchie pentole e pezzi di lamiera strappati a rottami di macchine per appiattirle. Vecchi computer, telefonini impolverati e mobili smontati giacciono sulla strada fangosa del mercato.

Il trambusto ammutolisce Ife che si aggrappa al vestito della madre, Lollade si fa largo fra la gente che intasa la strada accanto alle bancarelle, stringe il pugno sul sacchetto con i soldi e cerca il modo più rapido per passare tra le persone.

Orde di bambini scorrazzano sorridenti in ogni direzione armati di piccoli oggetti in cerca di acquirenti, riproducono aerei, macchine e animaletti ricavati da lattine colorate.

Mucchi di vestiti accatastati in attesa di essere comprati delimitano il sentiero sul quale il rivolo di gente si insinua traboccando ogni spazio percorribile.

Improvvisi slarghi danno spazio a gruppi di donne rannicchiate su pentole nere che friggono banane, attraggono l’attenzione con slogan appetitosi, mentre i loro figli dormono beati sulle schiene avvolti da stoffe colorate.

La terra lastricata di catrame argina le pozzanghere di acqua putrida mentre poco lontano altre donne cuciono stoffe, separano rottami e attirano l’attenzione discutendo a gran voce fra loro facendo sorridere Ife.

Un cambio di direzione improvviso stacca la mano di Ife dal vestito di Lolade che si avvicina a una camionetta colma di patate dolci e altri alimenti, assalita da uno sciame di donne che parlano a gran voce.

La bambina inghiottita dalla folla cerca di raggiungere Lolade facendosi spazio fra le fitte gambe di quel bosco umano, riesce a trovare un sentiero sul bordo di una bancarella di tessuti.

Da una stoffa rossa e nera si affaccia un gatto che guarda Ife.

IFE (BAMBINA)

E tu che ci fai qui, non hai paura di essere schiacciato?

Il gatto fa qualche passo verso la bambina e poi cambia direzione per infilarsi fra la stoffa dalla quale era apparso.

IFE (BAMBINA)

Hey, vieni qui aspettami!

Lolade controlla i soldi nel sacchetto.

LOLADE

500 naira per 6 patate? Ma non sono coltivate nel giardino di Oba!

Il gatto ferma la sua corsa aspettando che Ife la raggiunga ma ogni volta che si avvicina per accarezzarlo, torna ad allontanarsi.

LOLADE

Prendo anche il riso, ma non tì do più di 700.

Lolade prende ciò che ha comprato e si accorge che la figlia non le è più accanto. Si guarda intorno ma la folla è troppo fitta per riuscire a vedere qualcosa.

LOLADE

Ife!

IFE (BAMBINA)

Dai, fatti accarezzare, non ti faccio niente.

Questa è la fine dell’anteprima gratuita. 

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