Dal diario di Adriana
Giorno 31
Io credo che i più giovani non sappiano che cosa significhi tana libera tutti. Comunque mi piacerebbe essere smentita. Nel telegiornale di questa mattina di cui mi sono occupata un virologo di chiara fama, il prof. Lo Palco, in modo chiaro e senza fronzoli ha sottolineato che da lunedì la fase due sarà esattamente come la fase uno, ovvero non dobbiamo illuderci che sia possibile fare tutto ciò che vogliamo perché il rischio sarebbe una nuove drammatica diffusione del contagio.
Atteggiamento superficiale
Nei giorni scorsi altri avveduti scienziati hanno sottolineato che un atteggiamento superficiale dinanzi al virus può essere davvero pericoloso e alcuni, meno professorali ma ugualmente efficaci, hanno usato proprio questa espressione: non si può giocare a tana libera tutti. Ora quel gioco fantastico nel quale potevamo andarcene a spasso tra gli alberi nei giardini non era altro che una sorta di nascondino. Il ragazzino o la ragazzina più veloce riusciva a fare tana, liberando tutti, mentre quello che si era accecato vagava senza meta. Il gioco poteva durare ore perché tutti erano felici di starsene all’aria aperta accecati o liberati.
Qui invece pare che siano di moda altri giochi piuttosto sconsiderati. Quelli che occupano le aule delle istituzioni più o meno virtualmente per protestare contro le misure del governo a tutela della salute. Poi ci sono quelli ai quali piace il gioco d’azzardo perché se ne vanno in giro con la febbre e sanno benissimo che possono infettare gli altri. Poi c’è il gioco del tutti contro tutti dopo il grande momento di unità nazionale con inni e battimano al calar del sole.
Tutti contro tutti
Quel tutti contro tutti accade tra le forze politiche, i leader di partito, tra le categorie di lavoratori, tra i colleghi presi da un certo bellicoso desiderio di pareggiare qualche conto in sospeso. Accade nella fila al supermercato dove, ormai è chiaro, il buonsenso si sta esaurendo. E allora tanto per tornare bambini mi viene in mente un altro gioco: uno, due, tre, stella. Si traccia una linea per terra e il capogioco si mette di spalle. Pronuncia la frase di rito uno, due, tre, stella e i giocatori possono muoversi per raggiungere il traguardo ma devono fare in modo di non farsi beccare mentre si spostano altrimenti devono tornare al punto di partenza. Alla parola stella eccoli lì nelle posizioni più assurde e precarie. Chi con un piede per aria chi con un braccio in posa. Ecco, se proprio dobbiamo metterci a giocare, proviamo uno, due, tre, stella ma senza fare casino. La penalità – estremamente educativa – è quella di dover ricominciare tutto daccapo.