Dal diario di Adriana
Giorno 16
I notiziari e i quotidiani dopo la Pasquetta più anomala dal dopoguerra danno conto della fantasia del popolo italiano in materia di infrazioni. Ovviamente si tratta di un numero ridotto ma sempre elevato di casi (16.000) rispetto alla maggioranza dei cittadini che, rigorosamente e con sacrificio, hanno seguito le indicazioni del Governo e non sono usciti dalla loro abitazione.
La parlamentare in missione segreta
Nell’elenco di quelli che se ne sono fregati figura anche una parlamentare che sulla strada verso il mare, a Ostia, si è giustificata dicendo che era in missione, probabilmente in missione segreta perché non risulta ad alcuno che la signora avesse un compito particolare. Poi c’è la famiglia Rom che ha organizzato una gara di cavalli vicino Frosinone, uno che avvistato da un drone ha preferito buttarsi in mare, e purtroppo, dalla Sicilia in provincia di Messina, viene segnalato alla vigilia di Pasquetta addirittura un corteo funebre in onore del fratello del boss. In questo caso – poiché non si tratta di una grigliata in balcone o di una folle festicciola sui pianerottoli di casa – la questione è davvero più grave. Infine merita un rimbrotto particolare l’imbecillità di un gruppo di adolescenti che ha pensato bene di trascorrere la Pasquetta con un amico positivo al virus.
Che dire? Tutti noi cominciamo a soffrire per questa vita curiosa che il covid19 ci ha imposto. Se siamo tra i fortunati avvertiamo solo ansia, sudorazioni, insonnia notturna e una certa mestizia. Sensazioni, ovviamente, sopportabili rispetto alla malattia o alla perdita di una persona cara. Ma è comunque dura.
Rigore e disciplina
Le mie amiche mi hanno sempre un po’ sbeffeggiata per il mio rigore e la mia disciplina. Io sono quella che si imponeva di andare in palestra – ma questo era prima del covid – anche se non aveva voglia o quella che decideva esattamente quante cose fare in una giornata, senza lasciare niente al caso. Sono ancora quella che continua a imporre che in famiglia nessuna poltrisca a letto oltre una certa ora perché la disciplina aiuta a sopravvivere e coltivare progetti. Liberi di essere come siamo ma sempre più in questi giorni sento illustri personaggi della politica e della cultura incitare alla disobbedienza. Ho sentito persino qualcuno dire: basta, usciamo in strada e ignoriamo queste regole da campo di concentramento. Mi sembra un’offesa a chi la segregazione l’ha vissuta davvero. È evidente che parlare di disciplina nel nostro paese evoca scenari del passato che vorremmo cancellare. La disciplina alla quale facciamo appello è di altro tipo, un atteggiamento solidale nel quale contano anche i desideri degli altri e non solo i nostri. Per questo mi tengo la mia disciplina anche se noiosa e non evoco la disobbedienza.