Dal diario di Adriana
Giorno 29
Mentre andavo al lavoro questa mattina (il raccordo anulare a dire il vero era più popolato del solito) alla radio trasmettevano una canzone che ho adorato letteralmente nella mia adolescenza. Era Message in a bottle dei Police. Mi sono rivista sdraiata sul mio letto a guardare il soffitto come facevamo noi ragazzi in un tempo privo di computer e di altre tecnologie.
L’ascolto
Ascoltare musica era un impegno vero perché comportava uno spazio intimo assoluto mentre oggi come oggi ascoltiamo musica sempre facendo altre cose. Difficilmente, a meno che non si tratti di persone davvero appassionate, riusciamo a cogliere il significato di un suono o di una strofa musicale. Per questo, forse, in assenza di rumori e della consueta frenesia che accompagna le nostre vicende, ci siamo emozionati quando una bella violinista giapponese è salita sul tetto di un edificio e ha fatto risuonare le sue note struggenti fin dentro le stanze di un ospedale dove si continua a lottare contro la malattia e la morte.
Messaggio in bottiglia
Ma, per tornare a questa mattina, mi è venuto in mente che la canzone dei Police sembra scritta apposta per noi e per questo nostro curioso tempo. Un naufrago, disperato per la sua solitudine, spedisce un sos al mondo attraverso una bottiglia e spera che qualcuno riceva la sua richiesta di aiuto.
Trascorre un anno – così mi pare dica la canzone – e passeggiando sempre solo sull’isola si accorge che ci sono cento miliardi di bottiglie sulla riva. Quindi ci sono tanti naufraghi al mondo e tanti che hanno inviato bottiglie? Che cosa volesse dire davvero la canzone all’epoca non me l’ero chiesto. L’immagine del naufrago con la sua bottiglia in mano aveva lo stesso fascino che poi avrebbe avuto Tom Hanks nel film Cast Away che riesce a non morire di solitudine grazie a un pallone che chiamerà Wilson e con il quale si intrattiene a conversare.
È ovvio, infatti, che la solitudine può fare impazzire perché in linea di massima gli umani sono esseri sociali. Comunque, tanti anni dopo, la canzone dei Police ha suscitato in me nuovi interrogativi. È una canzone di speranza? O vuole dire semplicemente che se tutte quelle bottiglie rappresentano le nostre solitudini potremmo non incontrarci mai? Torno a sdraiarmi sul letto, a fissare il soffitto come facevo da ragazza, e attendo la risposta.