Dal diario di Adriana
Si è svolto quest’anno il primo salone del libro di Torino in versione digitale, un evento impensabile nella storia della kermesse più importante nel panorama dell’editoria.
Il direttore Nicola Lagioia ha cercato di trasmettere il massimo dell’entusiasmo e della vitalità a un appuntamento che vive generalmente di emozioni visive e tattili. Sono stata anche io al salone qualche anno fa con un mio libro e a dire il vero la sensazione è quella di entrare in una sorta di tempio che ti consacra una volta per tutte.
Incontrarsi online non è la stessa cosa.
Così in questi giorni riflettevo sul valore della scrittura prescindendo dall’ovvia considerazione che niente sarà più come prima in un paese che ha sempre prodotto troppa scrittura e poco lettura. Ma così vanno le cose.
Noi che amiamo le parole
Mi sono ricordata di me ragazzina, intenta a scrivere storielle e a volte poesie piuttosto malinconiche. Non sono mai stata capace di disegnare o di dedicarmi al giardinaggio e al massimo ho passeggiato nei boschi per non perdere il contatto con la natura. Ma scrivere, trovare la parola giusta, ritornare su una frase per riassaporare il gusto di quella parola o al contrario l’imperfezione ha sempre fatto parte di me.
Anche se nel futuro troveremo ancora meno lettori disposti a concederci il privilegio di acquistare un libro, noi che amiamo le parole non potremo mai smettere di scrivere.