Nightshade: Destinazione Halong di Andrea Carlo Cappi –
Lei è la donna che preme il grilletto.
Qualcuno muore e la storia del mondo prende un altro corso.
- Titolo: Nightshade: Destinazione Halong
- Autore: Andrea Carlo Cappi
- Lingua: Italiano
- Formati: kindle, copertina flessibile
- Editore: Oakmond Publishing (2021)
- Generi: Spionaggio, Romanzo, Thriller, Giallo, Noir, Narrativa,
La guerra non è fatta per essere vinta, scrisse George Orwell, è fatta per non avere mai fine. E la sporca guerra che non l’ha mai avuta è di certo quella del Vietnam. Benché non più al servizio della CIA, Mercy Contreras, nome in codice Nightshade, si trova contro un nuovo, vecchio avversario.
Dalla politica ingannevole di Washington DC alle rocce infide di un remoto arcipelago nel Golfo del Tonchino, la strada della verità è il lastrico dell’inferno. E il Nemico, quello vero, è sempre alle spalle.
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Nightshade: Destinazione Halong:
Prologo
Dau Tranh, Vietnam, 3 maggio 2004
Secondo la leggenda, in tempi immemorabili, un drago discese sul mare e vi sputò tremila perle, che andarono a formare il fitto arcipelago di Halong Vinh.
Per secoli le isole furono il nascondiglio dei pirati che infestavano il Golfo del Tonchino. Le insenature, le grotte, gli scogli alti fino a duecento metri che spuntano dall’acqua ne rendevao i rifugi pressoché invisibili. I loro tesori e le loro prede – le donne rapite dai villaggi sulla costa – sparivano misteriosamente tra le rocce. Ma per qualcuno non erano solo i pirati ad abitare l’arcipelago: c’era anche il loro signore e padrone Long, il Drago, cui le donne venivano offerte in sacrificio. Chi si avventurava tra le isole rischiava non solo di incontrare i pirati di ritorno da qualche scorreria, ma anche di infastidire Long, la cui ira poteva andare ben oltre la furia degli uomini.
In epoche più recenti l’Ammiragliato russo, poi quello giapponese e infine quello francese, noncuranti delle leggende, pensarono di trasformare Halong Vinh, la baia del drago che si inabissa nell’acqua, in un’immensa base navale, la più grande di tutto l’Estremo Oriente: un progetto ambizioso che nessuna delle grandi potenze ebbe modo di portare a termine. Ignoto invece agli storici è il fatto che, durante la guerra del Vietnam, un vecchio nascondiglio dei pirati sull’isola di Dau Tranh fu scelto da Ho Chi Minh come fortezza privata, per costruirvi un bunker impenetrabile in cui rifugiarsi in caso di pericolo.
Alla fine del conflitto la struttura segreta di Dau Tranh divenne il feudo personale di un uomo il cui nome riecheggiava quello del mitico signore delle isole. Il generale Ngo Than Long riteneva che la fortezza gli appartenesse di diritto: il Drago immortale tornava a regnare su Halong Vinh.
Tuttavia, quando quella sera Trinh entrò nuda e silenziosa nella stanza, per un istante pensò che l’alito della vita avesse abbandonato il suo padrone. Il generale Ngo giaceva su una stuoia, la testa perfettamente immobile su un basso sgabello laccato, immerso nella luce violetta delle lampade che pendevano dal soffitto. Solo il ritmo quasi impercettibile del respiro muoveva la vestaglia di seta gialla da cui spuntavano mani e piedi color avorio, così ossuti e sottili da farlo assomigliare allo scheletro di un antico pirata. Il silenzio era pressoché assoluto, rotto soltanto dal sommesso crepitio dell’oppio sulla fiamma.
Trinh gli si inginocchiò accanto e lo scheletro si animò: depose a terra la pipa e si mise a sedere sulla stuoia, rivolgendole uno sguardo interrogativo.
«È arrivato un messaggio», disse timidamente la ragazza, porgendogli un foglio: era lo stampato di una pagina del sito della CNN, inoltrato via e-mail.
Ngo lesse l’articolo, accarezzando distrattamente la pelle liscia della giovane donna, più per affermarne il possesso che per autentico desiderio.
ATTENTATO AL VERTICE
ANTITERRORISMO
Parigi, 3 maggio. Un commando di terroristi, che si sospetta essere legati ad al-Qaeda, si è infiltrato in un vertice segreto tra esponenti dell’antiterrorismo americani, europei e arabi in corso ad Anet (Parigi), aprendo il fuoco sui presenti. Tra le vittime il rappresentante statunitense, Charles Wentworth, e quello dell’Arabia Saudita, la cui identità non è stata ancora resa nota. Anche un funzionario britannico sarebbe rimasto ferito. Tre degli attentatori sono morti nello scontro a fuoco con gli agenti della sicurezza, mentre il quarto sarebbe riuscito a fuggire. Un portavoce del consolato americano di Parigi ha annunciato che i funerali di Charles Wentworth, veterano del Vietnam e a lungo collaboratore della CIA, saranno celebrati ad Arlington, Virginia, il prossimo sei maggio.
Ngo Than Long chiuse gli occhi e rifletté. Dunque Wentworth era morto. Ciò avrebbe imposto alcuni cambiamenti nella struttura dell’organizzazione in America. Forse era meglio così: Wentworth era diventato un rischio per il generale e al-Qaeda, o chiunque fosse stato a eliminarlo, gli aveva fatto un favore. Un problema era risolto, ma restava ancora qualche dettaglio da sistemare. Ngo alzò lo sguardo dai fogli e guardò la ragazza. «Chiama Hong», le ordinò.
Trinh si alzò in piedi, fin troppo lieta di sottrarsi al contatto delle dita del padrone, e uscì senza far rumore dalla stanza.
Il Drago traeva un piacere sottile dal disgusto che traspariva dal viso della ragazza quando lui la toccava: sapere che lei non gli si poteva sottrarre era per lui molto più appagante del semplice possesso fisico. Ma si sarebbe occupato più tardi della ragazza. Era più urgente parlare con Hong.
Anche il pensiero di affidare la missione a lei, anziché a Mat, procurava piacere al generale. C’era una certa ironia in tutto questo, dato che solo lui conosceva il legame segreto tra assassina e vittima. Era l’ironia propria di un motore immobile che governa dall’alto i destini dei mortali. E Ngo Than Long adorava essere un dio.
Questa è la fine dell’anteprima gratuita.
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